La trasformazione di Office in Office365

La trasformazione di Office in Office365

Fin dalla sua uscita sul mercato nel lontano 1988, Microsoft Office è stato distribuito come un “prodotto“. Il software veniva acquistato per ottenere una licenza di utilizzo senza scadenza per quella versione; occorreva acquistare annualmente gli aggiornamenti. Il costo era elevato e ha portato allo spezzettamento delle versioni installate, causando problemi di compatibilità.

Negli ultimi anni, grazie alle connessioni veloci e al cloud, si è trasformato il “prodotto” in “servizio“, con l’avvento sul mercato di Microsoft Office 365, nuova versione cloud della suite office, che sostituisce il costo di licenza con un abbonamento, garantendo al cliente un servizio più economico, completo e sempre aggiornato all’ultima versione disponibile.

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Facciamo chiarezza

Office 365 è il servizio in abbonamento per l’utilizzo della suite Microsoft Office da non confondere con Microsoft Office Online, che è la modalità gratuita per usare i programmi Office mediante un browser web.

Disponibile in abbonamento mensile o annuale, nonostante sia nata per essere utilizzata online, questa suite è utilizzabile anche offline, essendo i file di installazione salvati in locale. I vantaggi sono: un numero maggiore di applicazioni incluse, minor costo e la possibilità di sfruttare 1 TByte di spazio OneDrive compreso nell’abbonamento.

Office 365 è digitale e non prevede l’acquisto di una versione materiale, non più dischi di installazione ma un abbonamento legato al proprio account Microsoft.

Al contrario di altre applicazioni cloud o web che necessitano di un server con cui dialogare, Office 365 installa in locale tutti i file e quindi è possibile lavorare in assenza di connessione dati.

In questo caso le funzionalità cloud saranno disattivate ma appena la connessione sarà ripristinata, la sincronizzazione automatica salverà in cloud. Questo permette di continuare a lavorare in assenza di connessione, per esempio in aereo e in caso di guasti alla linea Internet.

La suite Office 365 lavora con le versioni più recenti delle app di Microsoft Office Premium, come il client mail Outlook, il programma di videoscrittura Word, il foglio di calcolo Excel, OneNote come blocco note digitale e Powerpoint per la creazione di presentazioni. inoltre si aggiungono anche le App Access e Publisher, oltre al servizio di cloud storage OneDrive sempre incluso, che permette di archiviare in cloud fino a 1TByte di dati.

Completano il pacchetto a seconda delle versioni, Skype, Exchange, Sharepoint e Teams. Nell’abbonamento sono compresi gli aggiornamenti di sicurezza e le nuove versioni di tutte le app, senza obbligare l’utente all’acquisto di una nuova licenza per ogni nuova versione.

Per quanto riguarda le versioni non professionali, i prezzi spaziano dai 7€ al mese / 69€ all’anno, ai 10€ al mese / 99€ all’anno per la versione che permette l’utilizzo fino a un massimo di 6 utenti.

Il prodotto Business invece include una versione base da 4,20€ al mese che offre, oltre all’account e-mail Exchange, anche il servizio Teams per le riunioni virtuali ormai indispensabili a seguito del distanziamento sociale, uno spazio cloud OneDrive e le versioni web e mobili di tutte le applicazioni del pacchetto;

nella versione “Office 365 Apps” da 8,80€ più IVA al mese, si trovano solo le applicazioni Office ma non i servizi accessori (E-mail e Teams), ad esclusione di OneDrive; la versione più completa è la più gettonata “Office 365 Business Standard” da 10,50€ al mese più IVA, che comprende tutto il pacchetto business e le applicazioni per lo Smart Working (Teams, E-mail Exchange, OneDrive, SharePoint).

Per chi è adatto

Con Office 365 Microsoft offre un prodotto performante con numerosi vantaggi: più funzionalità e aggiornamento costante, con particolare attenzione alla crescente percentuale di utenti in mobilità e smart working che nell’ultimo biennio, per svariati motivi, costituiscono la fetta preponderante dei fruitori degli applicativi.

Questo nuovo modello di business può essere spiazzante per i vecchi utenti abituati alle licenze senza scadenza e all’acquisto di un prodotto, anziché di un servizio immateriale, ma il futuro sembra aver definitivamente virato verso il cloud e gli abbonamenti, portando vantaggi sia per le aziende che per i clienti.

IPSNet, forte della propria esperienza pluriennale nella fornitura di servizi IT assistiti, è in grado di accompagnare l’utenza in questo processo di migrazione e di nuova modalità di utilizzo del pacchetto Office, dalla creazione e gestione del tenant Microsoft (l’istanza aziendale da creare per poter acquistare il software Microsoft in modalità SAAS, Software As A Service) con tutte le implicazioni del caso (elenco utenti aziendali, tipo di servizi associati, scadenze, dimensione delle cassette postali e spazi di archiviazione documentale on line, alias, regole di inoltro dei messaggi ecc.). I tecnici IPSNet con un costante lavoro di ricerca e sviluppo, selezionano i migliori software per fornire servizi accessori aggiuntivi, ormai fondamentali per un corretto utilizzo della Suite Office 365 in termini di ottimizzazione del lavoro in team (Chat, Archiviazione e Ricerca di E-mail, Condivisione documentale), sicurezza e salvaguardia dei dati (Antivirus, Antispam, Backup).

Giorgio Bagnasco

Giorgio Bagnasco

Managed Services Specialist

Dottore in Matematica Informatica, originariamente sviluppatore di applicazioni Web, amministratore di database e project manager in una vasta gamma di applicazioni aziendali. Oggi specializzato in IT Management e System Integration, problem solving, progettazione e gestione di reti informatiche, ottimizzazione di sistemi informativi aziendali

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Via Chambéry 93/107/V
10142 Torino (TO)

Orari

Lunedì - Venerdì
ore 09-13 14-18

Telefono

011.580.76.22

Server fisico dedicato oppure server virtuale cloud?

Server fisico dedicato oppure server virtuale cloud?

Che cos’è un server?

Il server è un componente hardware o software che svolge la funzione di erogare dati e pagine web quando vengono richieste dagli utenti o dai visitatori di un sito, chiamati “client”. Ad ogni richiesta di accesso ad una pagina, il server risponde alla chiamata di questi “client” con i dati richiesti.
Esistono varie tipologie di server: DNS, Game, Mail, Proxy, Database, File, Cloud

Server fisici o dedicati

I server fisici sono sostanzialmente computer di grandi dimensioni e molto potenti che si presentano spesso organizzati dentro strutture verticali di metallo.
Questi si compongo di: RAM (Random Access Memory), disco fisso e due o più CPU. 

Server cloud o virtuali

Il server cloud viene definito come IAAS (Infrastructure as a Service), ossia un’infrastruttura virtualizzata che può condividere le proprie risorse di RAM, spazio e processore, dove richiesto.

Quali parametri valutare per la scelta del server?

Vi sono alcuni importanti fattori da valutare per la scelta tra server dedicato e server virtuale. 
Tra i principali aspetti da valutare in termini di costi e performance:

  • costo di configurazione del server;
  • licenze di Windows e CAL (Server Client Access License);
  • hardware e software per il backup;
  • supporto che viene erogato sulla macchina;
  • consumo energetico;
  • consumo di raffreddamento;
  • facilità di espansione;
  • flessibilità;
  • sicurezza.

Occorre considerare attentamente questi parametri e selezionare la soluzione più adatta alle esigenze della singola realtà aziendale.

Se a una prima analisi il server virtuale potrebbe apparire più costoso rispetto all’acquisto dell’hardware di un server fisico, risulterà poi evidente che un quest’ultimo richiede un certo numero di spese complementari, quali: licenze, manutenzione, alimentazione energetica dello stesso, e raffreddamento della sala macchine.

Altro aspetto fondamentale da considerare è la sicurezza informatica. Nel caso di aziende che trattano dati sensibili o che hanno problemi di banda, il server fisico risulta la scelta vincente.

Nel caso di altre realtà, la flessibilità e il supporto del server cloud sono un plus davvero da non sottovalutare.
Per fare la scelta giusta è bene rivolgersi a esperti, in grado di fornire una consulenza mirata in base alle esigenze aziendali.√È arrivato il momento di cambiare il tuo server o di avviare un’attività e comprarne uno? Hai bisogno di una consulenza e vuoi sapere cos’è un server? Contattaci, il nostro team potrà guidarti nella scelta della soluzione più adatta alle esigenze della tua azienda.

Claudio Martini

Claudio Martini

Information Technology Project Manager

Systems Advisor e Chief Information Security Officer. Esperto in configurazione, gestione e manutenzione di reti, infrastrutture IT, server, firewall e soluzioni di business continuity. 

Dal 1995 siamo al fianco di professionisti e imprese.
Negli anni IPSNet è diventato un marchio sinonimo di competenza e professionalità per assistere il cliente e orientarlo nel mondo della rete, sempre più difficile e ricco di opportunità, ma anche di insidie. Cloud Provider, soluzioni per le reti informatiche e la sicurezza dei dati nelle aziende sono, ad oggi, il nostro quotidiano impegno per centinaia di clienti che, da oltre 20 anni, ci affidano la propria informatizzazione digitale.

Hai bisogno di maggiori informazioni?
Chiamaci al 011.58.07.622

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GAIA X: Verso Servizi Cloud Europei?

GAIA X: Verso Servizi Cloud Europei?

I nostri dati, in quanto europei, attualmente sono in mano a grandi colossi americani e cinesi. Per offrire qualche numero infatti, Amazon risulta il primo fornitore di servizi cloud Iaas (Infrastructure as a Service) con il 51 % di fetta di mercato, seguono a ruota il 13% di Microsoft, il 4% Alibaba e il 3% Google.

Perché un Servizio cloud Europeo?

Il conflitto nasce con il regolamento GDPR (General Data Protection Regulation) del 2016 che regola il trattamento dei dati e la privacy degli utenti e cittadini Europei. In materiale di privacy infatti le regole applicate oltreoceano sono differenti.

Nel 2018 gli Stati Uniti hanno approvato il Cloud act: legge federale che autorizza i fornitori di servizi cloud ad accumulare e utilizzare i dati degli utenti anche quando questi sono depositati fuori dal perimetro statunitense, scavalcando quindi il regolamento GDPR.

È quindi fondamentale che i dati europei restino in Europa in modo da poter salvaguardare quanto possibile la privacy dei cittadini dell’Unione.

Sia il governo tedesco sia quello francese si stanno quindi preparando a lanciare la loro proposta Cloud. Quella tedesca è stata comunicata il 29 ottobre e si chiamerà Gaia X: pensata inizialmente come una piattaforma cloud nazionale, ha decisamente mire europee. Sono infatti state coinvolte circa 100 aziende e 17 Paesi Europei.

Non parliamo quindi di un unico centro dati ma piuttosto una rete fra servizi cloud diversi.

E l’Italia? Alessandro Morelli, politico italiano, ha annunciato che si sta pensando all’ utilizzo di fondi della Banca europea per gli investimenti per sviluppare un cloud nazionale tutto italiano.Si tratta indubbiamente di un progetto ambizioso, ma totalmente realizzabile se ci si affiderà ad aziende esperte e competenti nel settore, che sicuramente non mancano nella nostra penisola.

Quale servizio cloud è meglio scegliere?

Per avere garanzia della tutela dei propri dati, il consiglio è di interfacciarsi con aziende che offrono servizi cloud privati, come nel caso di un MSP.

Quali sono i vantaggi di un cloud privato?

  • Sicurezza dei dati.
  • Possibile pagare esclusivamente per l’utilizzo effettivo.
  • Assistenza a 360°.

IPSNet, come managed service provider e system integrator, si affida a un data center privato e protetto, garantendo dati aziendali al riparo da furti e garanzia di privacy totale. Contattaci per un preventivo gratuito!

Claudio Martini

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Server e desktop virtuali: perché dovresti introdurli in azienda?

Server e desktop virtuali: perché dovresti introdurli in azienda?

Server e desktop virtuali

In un momento storico in cui lo smart working e il telelavoro hanno assunto un’importanza preponderante per le aziende, la virtualizzazione di server e desktop (VDI – Virtual Desktop Infrastructure) rende molto più agevole il lavoro dei dipendenti, in quanto consente di trovare lo stesso identico ambiente di lavoro quando ci si collega da remoto all’azienda

Cos’è la virtualizzazione?

La virtualizzazione è una tecnologia software che simula l’esistenza di “n” computer virtuali all’interno di un unico server fisico, ovviamente dotato delle risorse hardware necessarie a far funzionare simultaneamente, ed efficacemente, gli “n” ambienti ospitati.

Di conseguenza è possibile:

  • eseguire più sistemi operativi su un singolo server;
  • allocare le risorse di computing in maniera flessibile in base alle esigenze;
  • sfruttare le risorse IT in maniera molto più efficiente e conveniente.

I diversi tipi di virtualizzazione

Virtualizzazione del server

I server fisici presenti in azienda, singole macchine con diversi gradi di obsolescenza e relative vulnerabilità dei componenti elettronici ormai usurati, vengono accorpate in un unico server fisico altamente performante. Quest’ultimo viene partizionato tramite un opportuno software denominato Hypervisor, allo scopo di ottenere diversi server virtuali, ognuno con un proprio sistema operativo e la propria funzione precedentemente svolta dai singoli server.

Vantaggi:

  • la potenza di calcolo dell’hardware viene sfruttata a pieno;
  • meno costi operativi;
  • meno costi legati all’hardware.

Virtualizzazione del desktop

Consiste nel virtualizzare, anzichè un server, un client, in altre parole il PC che i vari utenti utilizzano quotidianamente in azienda sulla propria scrivania. L’intero sistema operativo del PC e le relative applicazioni (posta elettronica, software gestionale etc.) saranno disponibili su una VDI che viene eseguita su un server fisico.

L’utente potrà accedere al server semplicemente utilizzando un’applicazione per il desktop remoto (come Microsoft Desktop Remote) e inserendo le proprie credenziali, esattamente come se si trovasse seduto alla propria scrivania in azienda.

Vantaggi:

  • maggiore durata delle postazioni di lavoro, in quanto usando risorse in remoto,  queste saranno meno soggette a usura;
  • postazioni di lavoro intercambiabili, in quanto è possibile collegarsi in remoto da qualunque postazione o dispositivo (tablet, notebook, smartphone…);
  • possibilità di collegarsi ed accedere alle proprio risorse da qualunque luogo e in qualunque momento, ritrovando lo stesso identico ambiente di lavoro.

Inoltre l’utilizzo di macchine virtuali per la gestione del lavoro aziendale, consente ai dipendenti di mantenere l’esecuzione dell’ambiente di lavoro del tutto indipendente dal resto dei contenuti privati, presenti nel proprio PC o del device “di casa”, evitando violazioni ai protocolli di sicurezza, tipici di ambienti usati in modo promiscuo per lavoro e svago.

Vuoi implementare le VDI all’interno della tua azienda? Lo staff di IPSNet è a tua disposizione per una consulenza gratuita. Contattaci ora!

Giorgio Bagnasco

Giorgio Bagnasco

Managed Services Specialist

Dottore in Matematica Informatica, originariamente sviluppatore di applicazioni Web, amministratore di database e project manager in una vasta gamma di applicazioni aziendali. Oggi specializzato in IT Management e System Integration, problem solving, progettazione e gestione di reti informatiche, ottimizzazione di sistemi informativi aziendali

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Smart working: far fronte all’ emergenza. Cos’è e quali sono i vantaggi?

Smart working: far fronte all’ emergenza. Cos’è e quali sono i vantaggi?

Sempre più spesso sentiamo parlare di smart working soprattutto in questo periodo di emergenza, ma che cosa significa realmente?
Quali sono i vantaggi per dipendenti e aziende? Cosa è necessario per attivare lo smartworking subito?

Vuoi introdurre lo smart working nella tua azienda? IPSNet, come Managed Services Provider, offre soluzioni su misura per le imprese, aiutandoti a sviluppare un’infrastruttura informatica  in grado di soddisfare ogni Tua esigenza di utilizzo in modo semplice, rapido, sicuro ed efficace. 
Contattaci ora per una consulenza gratuita.

Ultimo Decreto Legislativo in Tema Smart Working 

L’ emergenza COVID-19 ha fatto attivare un decreto governativo, il quale  prevede che lo smartworking può essere applicato per tutta la durata dello stato di emergenza senza necessità di accordo scritto tra le parti (Deliberazione del Consiglio dei ministri, 31 gennaio 2020 riguardo alla modalità di lavoro agile contenuta nell’ articolo 18-23 della legge 22 maggio 2017, n. 81). L’ informativa obbligatoria è fornita in via telematica con la  documentazione resa disponibile sul sito dell’Istituto nazionale assicurazione infortuni sul lavoro.

Vai alla documentazone

Che cos’è lo smart working?

Lo smart working può essere definito come una nuova filosofia del lavoro, basata sulla flessibilità e l’autonomia di gestione di spazi, orari e strumenti, al fine di una maggiore responsabilizzazione e consapevolezza del proprio ruolo operativo, nel conseguimento dei risultati attesi dall’azienda per la quale si opera.
Questo modello organizzativo abolisce vincoli, tradizionalmente insiti nella cultura aziendale, a favore di una maggiore indipendenza e organizzazione, strutturata  per fasi e obiettivi da perseguire..
Alla base vi è un solido accordo tra dipendenti e datori di lavoro, che stabiliscono insieme modalità e caratteristiche del nuovo modo di intendere la prestazione d’opera professionale.

Quali sono i vantaggi per i dipendenti?

Lo smart working consente ai dipendenti di conciliare vita e lavoro, trovando la formula più adatta al singolo per essere produttivo, senza sacrificare altri elementi fondamentali per il proprio benessere psicofisico.
La libertà derivante dalla flessibilità nella gestione di orari e spazi va di pari passo con la responsabilità e la capacità organizzativa necessarie per raggiungere gli obiettivi prefissati. Ciò rappresenta una notevole possibilità di crescita personale e professionale.

I vantaggi si riflettono anche sull’ambiente. Basti pensare che una sola giornata di remote working alla settimana può far risparmiare in media 40 ore l’anno di spostamenti, con una riduzione delle emissioni pari a 135 kg di CO2 all’anno.
Ciò significa ottimizzazione del tempo per i lavoratori e meno inquinamento per la collettività intera.


Quali sono i vantaggi per le aziende?

Questa formula di organizzazione non solo va a favore del welfare aziendale, ma ha notevoli effetti anche sulla produttività.
Questi i dati di una recente ricerca condotta dalla School of Management del Politecnico di Milano:

  • nel 2019 in Italia + 60% lavoratori agili da postazioni remote rispetto al 2013;
  • +15% di produttività registrata nelle aziende italiane che hanno adottato il modello dello smart working.

Il lavoro smart, inoltre, offre alle aziende l’opportunità di ridurre i costi legati alla gestione degli spazi, rendendo possibile adottare soluzioni come desk sharing e spazi comuni, andando incontro alla mobilità e alla flessibilità del lavoro.


Quali sono gli aspetti tecnologici necessari per adottare lo smart working all’interno di un’azienda?

Per lo smart worker i requisiti sono minimi.  Sono infatti sufficienti un PC e una connessione ad internet per poter essere operativo in telelavoro.

L’azienda dovrà poi disporre di un’infrastruttura comprendente:
• connessione ad internet con velocità e stabilità adeguate al numero di smart workers contemporaneamente attivi e potenzialmente collegati ai server aziendali;
• firewall;
• VPN (Virtual Private Network).

Firewall e VPN garantiscono la sicurezza della rete e la tutela dei dati aziendali, in conformità con la normativa GDPR del 2018 e come prevenzione nei confronti di attacchi informatici.
L’utilizzo di una connessione sicura tramite Virtual Private Network fa si che tutto il traffico internet passi attraverso il firewall hardware aziendale che, opportunamente configurato, costituirà un livello di difesa contro trojan, malware e tentativi di accesso non autorizzato.

Occorre poi tenere in considerazione altri accorgimenti di base per la cyber security, come un antivirus sempre aggiornato e un piano di backup per implementare policy di DTP (Data Loss Prevention).

Vuoi introdurre lo smart working nella tua azienda? IPSNet, come Managed Services Provider, offre soluzioni su misura per le imprese, aiutandoti a sviluppare un’infrastruttura informatica  in grado di soddisfare ogni Tua esigenza di utilizzo in modo semplice, rapido, sicuro ed efficace. 
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Dottore in Matematica Informatica, originariamente sviluppatore di applicazioni Web, amministratore di database e project manager in una vasta gamma di applicazioni aziendali. Oggi specializzato in IT Management e System Integration, problem solving, progettazione e gestione di reti informatiche, ottimizzazione di sistemi informativi aziendali

Dal 1995 siamo al fianco di professionisti e imprese.
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Cos’è la Disaster Recovery e come mantenere la Business continuity

Cos’è la Disaster Recovery e come mantenere la Business continuity

Prevedere e superare un disastro IT

Secondo le statistiche il tempo medio impiegato da un’azienda per riprendersi da un blocco delle infrastrutture tecnologiche o da un disastro IT è di 18,5 ore, ma il 43% delle aziende non si riprende completamente a causa della mancanza di un piano preventivo.
Per una piccola media impresa, il costo uomo di queste ore di inattività, sommato al costo di capitale perso è di circa 30.000€.

Progettare dei piani di ripristino efficienti, basati sulle specifiche vulnerabilità e necessità aziendali, consente di proteggersi dai rischi ed essere preparati in caso di interruzione del business.
Un Business Continuity Plan e un Disaster Recovery Plan adeguati all’infrastruttura consentono di superare eventuali crisi evitando il fermo aziendale e, di conseguenza, limitando perdite di dati e denaro.

Business Continuity Plan e Disaster Recovery Plan: due differenti piani aziendali connessi tra loro

Il Business Continuity Plan prevede l’organizzazione della continuità aziendale, ossia che tutte le funzioni aziendali non siano interrotte da problematiche di tipo informatico. 
Per attuare tale piano occorre dunque dotarsi di soluzioni preventive e prendere in considerazione lo svolgimento di una serie di attività.

Il Disaster Recovery Plan (anche detto ripristino di emergenza) è il processo immediato mediante il quale un’organizzazione o società, può ripristinare la propria infrastruttura IT aziendaledopo un evento imprevisto come blackout, alluvioni, incendi, attacchi informatici etc… e consiste nell’attivazione di soluzioni di Business Continuity.

Il solo piano di Disaster Recovery pertanto non è sufficiente per riportare in attività un’azienda; per recuperare i dati aziendali occorre aver previsto delle soluzioni come backup e sincronizzazioni, al fine di garantire il recupero di dati e il ripristino della situazione aziendale antecedente al disastro.

Business Continuity Management: pianificare il Disaster Recovery

Poiché i sistemi IT e i processi di ciascuna organizzazione possono variare, non esiste un piano di ripristino d’emergenza predefinito. 
Tuttavia, in genere un piano di Disaster Recovery dovrebbe includere:

  • Misure preventive che mitigano il rischio e prevengono il verificarsi di un disastro IT come un Backup Cloud dei dati aziendali, l’esecuzione di controlli periodici, ecc.
  • Misure investigative che aiutano a scoprire potenziali minacce, come l’aggiornamento del software antivirus, installazione di programmi di monitoraggio dei server e della rete, ecc.
  • Misure correttive, ossia passaggi per ripristinare rapidamente il sistema IT dopo attacchi improvvisi.

Oltre agli obiettivi e processi o misure preventive, il piano di ripristino d’emergenza, per essere efficiente e risolutivo, deve includere anche personale responsabile e team di esperti del settore.

Disaster Recovery: come garantire la Business Continuity

La pianificazione della continuità operativa si riferisce a un processo più completo che comprende passaggi preventivi e processi di recupero in caso di problematiche IT.

I processi nell’ambito della pianificazione della continuità operativa comprendono:

  1. analisi degli scenari di minaccia,
  2. progettazione della soluzione,
  3. implementazione del progetto,
  4. fase di Test,
  5. manutenzione del plan.

L’analisi degli scenari di minaccia evidenzia il loro possibile impatto sul business ed in particolare su quali precise funzioni aziendali. È quindi utile per identificare alcuni passaggi che l’azienda dovrebbe adottare per rispondere efficacemente alle minacce.
L’analisi è seguita dall’identificazione degli strumenti che possono essere utilizzati, per esempio, un backup SaaS e ripristinare la soluzione per il backup fuori sede. A seguito dei test e dell’approvazione del Business Continuity Plan definitivo, la pianificazione della continuità operativa deve essere aggiornata annualmente o semestralmente, per tenere il passo con i cambiamenti organizzativi e commerciali.

Criteri per il successo

Anni di esperienza nel settore ci hanno permesso di definire alcuni criteri determinanti affinché il piano di ripristino di emergenza o il piano di continuità operativa abbiano successo:

  • Buy-in degli stakeholder: affinché il Disaster Recovery o la pianificazione della Business Continuity non costituiscano un’altra esercitazione antincendio di routine, è necessario il buy-in degli stakeholder per elevarlo alla pianificazione ad alta priorità.
  • Focus olistico: mentre il recupero dei dati e la messa in funzione dei sistemi è la tua priorità assoluta, la pianificazione che comprende altri passaggi preventivi non deve essere trascurata. Ad esempio, tenere regolari corsi di formazione sulla sicurezza per i dipendenti, garantire il backup del personale di supporto, ecc.
  •  Aggiornare regolarmente i piani: man mano che l’organizzazione e i suoi processi aziendali e IT evolvono, anche i piani di ripristino di emergenza o piani di continuità aziendale devono evolversi. Per garantire la pertinenza, i piani devono essere aggiornati su traguardi significativi quali aggiornamenti di versioni principali, fusioni o acquisizioni, ecc.

La soluzione Datto per Business Continuity e Disaster Recovery

La soluzione Datto riesce a fornire un supporto cruciale nel recupero preciso e rapido dei dati, in particolare quando il server o il pc viene colpito da ransomware, errori di sincronizzazione e cancellazione accidentale o dannosa, incendi, alluvioni, rotture, vandalismo.
Le soluzioni BCDR (Business Continuity e Disaster Recovery) intelligenti che eseguono il backup dei contenuti sul Cloud di Datto, consentono di recuperare facilmente un file perso o un’intera infrastruttura aziendale in pochi minuti. 
Le funzioni di backup e sincronizzazione dei file consentono ai client di collaborare senza problemi e in tempo reale, di eseguire un backup per ripristinare il lavoro senza sacrificare la sicurezza e mantenendo la semplicità e la potenza dei sistemi.

Questo permetterà all’ infrastruttura aziendale di continuare a funzionare e quindi di non subire perdite di denaro, mentre vengono messe in atto e completate tutte le azioni di ripristino e sincronizzazione dei dati, mentre un semplice backup, non sarebbe in grado di garantire un ripristino dei dati così completo, retroattivo fino a pochi secondi precedenti al disastro.

Desideri maggiori informazioni sulle soluzioni Disaster Recovery e Business Continuity? 
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Claudio Martini

Claudio Martini

Information Technology Project Manager

Systems Advisor e Chief Information Security Officer. Esperto in configurazione, gestione e manutenzione di reti, infrastrutture IT, server, firewall e soluzioni di business continuity. 

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Cloud pubblico vs cloud privato: i vantaggi del cloud privato.

Per le aziende è ormai indispensabile l’utilizzo di una piattaforma che consenta la conservazione e lo scambio dei dati in maniera sicura. I servizi cloud consentono di fare ciò tramite Internet o una rete interna agli utenti autorizzati.

Cloud privato: cos’è?

Si parla di cloud privato quando si tratta di servizi informatici non disponibili pubblicamente ma solo a utenti selezionati; servizi per i quali il fornitore mette a disposizione risorse dedicate. L’accesso avviene tramite Internet o una rete interna privata.

Cloud privato: come funziona?

I servizi di un cloud privato sono progettati appositamente per soddisfare le esigenze specifiche delle aziende. L’infrastruttura cloud privata viene ospitata direttamente in loco presso l’azienda o presso il data center del provider. Questa seconda opzione garantisce maggiore sicurezza. 

Il cloud privato si basa sulla virtualizzazione, processo che consente di scindere i servizi e le risorse IT dai dispositivi fisici. Le applicazioni non saranno quindi più essere eseguite in locale su terminali o server, ma saranno rese disponibili virtualmente tramite un cloud.Gli utenti autorizzati possono accedere alle applicazioni del cloud privato tramite la intranet aziendale o una rete privata virtuale (VPN). Per fare ciò si rende necessraio fornire agli utenti credenziali e permessi per autenticarsi nei servizi cloud. Generalmente l’accesso esterno a un cloud privato è protetto da un firewall per proteggere i singoli terminali o l’intera rete da accessi esterni illegittimi o indesiderati.

Cloud privato: quali sono i vantaggi?

Il cloud privato presenta diversi vantaggi, in particolare:

  • Maggiore sicurezza e controllo.
  • Utilizzo flessibile, in quanto i servizi vengono scalati in base alle esigenze individuali dell’azienda, consentendo un’impostazione del lavoro più efficiente.
  • Maggiori capacità infrastrutturali nel caso di esigenze di calcolo e di archiviazione di grandi dimensioni.
  • Accesso esclusivo alle prestazioni e alla banda larga del cloud, pertanto un utilizzo del cloud da parte di più utenti contemporaneamente non comporta limitazioni.

Cloud privato: le varie tipologie

Esistono 4 tipologie di cloud privato:

  • cloud privato interno: l’azienda stessa gestisce l’infrastruttura IT dei propri servizi cloud.
  • cloud privato gestito: l’infrastruttura IT per il cloud è ospitata internamente ma gestita da un provider esterno.
  • Il cloud privato virtuale: il cloud privato virtuale si trova nel data center di un provider ed è quindi esterno all’azienda. É il provider a gestire il cloud per conto dell’azienda.
  • Il community cloud o cloud communitario: si tratta di una forma particolare di cloud privato che consente a più aziende di accedere a un cloud privato condiviso. 

Cloud pubblico: cos’è?

Per cloud pubblico intendiamo servizi di elaborazione offerti da provider di terze parti tramite la rete Internet pubblica e disponibili per chiunque voglia usarli o acquistarli. Tali servizi possono essere gratuiti o venduti on demand per consentire ai clienti di pagare solo per le risorse effettivamente utilizzate (i cicli di CPU, le risorse di archiviazione o la larghezza di banda che utilizzano).

Cloud pubblico: quali sono i vantaggi?

Anche il cloud privato presenta diversi vantaggi:

  • Riduzione dei costi: non devi acquistare hardware o software e paghi solo per i servizi usati.
  • Nessuna manutenzione: il provider di servizi fornisce la manutenzione.
  • Scalabilità quasi illimitata: sono disponibili risorse on demand per soddisfare le tue esigenze aziendali.
  • Flessibilità d’utilizzo, in quanto il cloud è accessibile ovunque e in qualsiasi momento. L’unico requisito è una connessione a Internet.

Perché affidarsi a un cloud privato?

Un cloud privato permette di organizzare, gestire, distribuire e sfruttare i servizi IT in modo più flessibile. L’utilizzo di un cloud privato consente inoltre di sviluppare e implementare più velocemente eventuali nuove funzioni del business e di espandere o ridurre le capacità secondo necessità.

Ma soprattutto il cloud privato garantisce un controllo degli accessi che non è invece possibile effettuare con altre tipologie di cloud, il che contribuisce a una migliore sicurezza dei dati.

La creazione di un cloud privato prevede un ampio know-how tecnico, per tale motivo è consigliabile affidarsi ad esperti del settore, che siano in grado non solo di configurare la soluzione più adeguata per l’azienda, ma anche si offrire assistenza e manutenzione del servizio.

IPSNet progetta e fornisce soluzioni Cloud basate su Server virtuali (VPS) e Desktop virtualisi avvale di Data Center tecnologicamente all’avanguardia e storage di ultima generazione, garantendo sicurezza e possibilità di personalizzazione. Un team di esperti al tuo servizio per sviluppare e mantenere soluzioni ad hoc per ottimizzare il lavoro nella tua azienda. Vuoi maggiori informazioni? Contattaci o richiedi un preventivo.

Claudio Martini

Claudio Martini

Information Technology Project Manager

Systems Advisor e Chief Information Security Officer. Esperto in configurazione, gestione e manutenzione di reti, infrastrutture IT, server, firewall e soluzioni di business continuity. 

Dal 1995 siamo al fianco di professionisti e imprese.
Negli anni IPSNet è diventato un marchio sinonimo di competenza e professionalità per assistere il cliente e orientarlo nel mondo della rete, sempre più difficile e ricco di opportunità, ma anche di insidie. Cloud Provider, soluzioni per le reti informatiche e la sicurezza dei dati nelle aziende sono, ad oggi, il nostro quotidiano impegno per centinaia di clienti che, da oltre 20 anni, ci affidano la propria informatizzazione digitale.

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2 Maggio 2019: World Password Day

L’evoluzione della sicurezza digitale

Oggi, 2 maggio 2019, cade il World Password Day, una giornata dedicata a tematiche inerenti alla sicurezza digitale che viene celebrata ogni primo giovedì del mese dal 2013, grazie all’iniziativa della Intel Security.

A ispirare la fondazione del World Password Day fu, in maniera inconsapevole, Mark Burnett, ricercatore sulla sicurezza digitale, che nel suo libro Perfect Password” del 2005 incoraggia gli utenti ad instituire un “password day”, ossia una giornata da dedicare all’ aggiornamento delle proprie password personali.

La giornata ha lo scopo di creare una sempre maggiore consapevolezza delle necessità di una buona sicurezza digitale, a partire dall’ uso di password sicure per arrivare ad una serie di indicazioni sui comportamenti da attuare per evitare frodi informatiche.

L’indagine della Nuance Communications

In occasione della Giornata Mondiale delle Password di quest’anno, l’azienda Nuance Communicationsmultinazionalepioniera e leader nell’ambito dell’AI conversazionale, ha condotto uno studio a livello europeo. Lo scopo era scoprire come gli utenti percepiscono l’uso di nuove tecnologie nell’ambito della digital security, in confronto alle password tradizionali e indagare le potenzialità delle nuove tecnologie progettate per salvaguardare i dati e ridurre le frodi informatiche.

L’ indagine ha rilevato che ogni utente gestisce in media undici account online (tra cui email, servizi bancari, piattaforme per acquisti online o per la fatturazione, siti web di intrattenimento, ecc.) e per accedervi deve ricordare circa nove password differenti. A fronte di questi dati, emerge che una persona su quattro dimentica queste password almeno una volta al mese. Il 28% dei campioni infatti, contatta il servizio clienti ogni tre mesi per reimpostare le credenziali di accesso. Negli Stati Uniti, addirittura, un consumatore su dieci effettua questa chiamata più di una volta a settimana.

Negli ultimi dodici mesi un cittadino su quattro, con accesso a servizi telematici, su scala globale, è stato vittima di frodi informatiche. Circa il 25% della popolazione digitale ha perso in media 2.000 dollari a causa della scarsa protezione del proprio, o dei propri, account. Gli utenti negli Stati Uniti sono stati i più colpiti con quasi il 40% dei consumatori vittime di una frode nell’ ultimo anno.

Il 62% dei consumatori intervistati ha dichiarato qualora cadesse vittima di frodi informatiche cambierebbero immediatamente fornitori di servizi, tuttavia, a risprova della necessità di diffondere cultura in ambito inforatico, il 27% delle vittime non ha modificato le password dei propri account in seguito ad attività fraudolente, lasciandole esposte a ulteriori attività criminali, come accade negli attacchi di Account Takeover (ATO).

Più sicurezza con i dati biometrici

A seguito del cresecente aumento delle violazioni, sempre più organizzazioni stanno implementando la biometria per consentire ai clienti di convalidare la propria identità e accedere ai servizi in modo più semplice e sicuro.

Oltre 400 milioni di consumatori in tutto il mondo generano già più di otto miliardi di autenticazioni biometriche con successo ogni anno.

La password tradizionali sembrano quindi generare frustazione nei consumatori, che si sentono sempre più a proprio agio ad utilizzare la biometria che consente l’autenticazione degli individui in base a caratteristiche fisiche e comportamentali. Quasi un intervistato su tre utilizza già la tecnologia biometrica, come impronte digitali o biometria facciale, molte volte al giorno, per sbloccare, ad esempio il proprio smartphone. 

Come proteggersi nell’utilizzo delle password tradizionali 

I cyberattacchi e i furti d’identità sono sempre più diffusi e sofisticati, è pertanto fondamentale tenere conto di alcuni accorgimenti per rendere il più sicure possibili le proprie password tradizionali e tutelare i propri dati online.

  • Creare per ogni account una password unica, sia che si tratti dell’account della banca o dei social media.
  • Ogni password dovrebbe inoltre essere sufficientemente complessa e “forte”, e quindi difficile da comporre automaticamente con numeri, lettere maiuscole, se possibile caratteri speciali e combinazioni non lineari.
  • Utilizzare un password manager per gestire le varie password, senza perderne traccia.
  • Prestare attenzione alle novità riguardo breach, buchi e furti di password e intervenire immediatamente per modificare quelle più semplici o vulnerabili. Come si dice, better safe than sorry!

Un utilizzo consapevole della rete, inoltre, è la chiave per prevenire situazioni spiacevoli. Ecco alcuni consigli:

  • Usare procedure a due fattori di autenticazione, per esempio con token o codici via sms.
  • Utilizzare una Vpn (Virtual private network) specialmente sulle Wi-Fi pubbliche e aperte.
  • Non sottovalutare l’entità del potenziale pericolo e fare propri atteggiamenti preventivi e consapevoli come non divulgare via chat le password, selezionare opzioni e domande di recupero difficili da indovinare e a cui solo l’utente possa rispondere.

Come celebrare il World Password Day

Il World Password Day, come da tradizione americana, è sempre più orientato a diventare una vera e propria festività digitale, caratterizzato da propri riti e usanze.

Ecco, quindi, come celebrare la Giornata Mondiale delle Password:

  • visitare il sito PasswordDay.org dove è possibile visionare e leggere molte informazioni inerenti al buon comportamento in ambito di sicurezza digitale;
  • condividere sui social media suggerimenti riguardo al buon uso delle password;
  • cambiare le password vecchie con nuove e più sicure o attivare l’autenticazione a due fattori per gli account più importanti.

In IPSNet crediamo fermamente nella necessità di un utilizzo consapevole e informato della rete, per questo ogni giorno forniamo assistenza ai nostri clienti riguardo questioni di sicurezza informatica, suggerendo soluzioni da adottare per non cadere vittima di frodi online e per recuperare i dati in caso di necessità. Hai bisogno di consulenza relativamente alla cyber security? Invia una mail a info@ipsnet.it o compila il form sul nostro sito web per saperne di più.

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