L’ultimo anno, con i suoi avvenimenti legati alla guerra russo-ucraina, ci ha fatto capire che in alcuni ambiti abbiamo imboccato la via del “non ritorno”. Sto parlando di quello che compete alla mia professionalità e nella fattispecie alla sicurezza informatica. Se da un lato aumentano le tecnologie nella difesa, parallelamente hacker super specializzati accrescono le proprie capacità di sferrare attacchi sempre più potenti, in grado di sfruttare le vulnerabilità dei sistemi. Questa realtà di guerra parallela, non combattuta sui campi e con le bombe ma subdolamente dietro lo schermo di un PC apre a nuove sfide, raccolte sia dall’imprenditoria privata, che da primari atenei nel mondo, come l’Università di Berkeley, il cui obiettivo è la ricerca di strumenti e soluzioni per potenziare la risposta e la difesa.

I frequenti attacchi, spesso rappresaglie della nazione che ha invaso l’Ukraina, una vera e propria “vendetta” per l’appoggio europeo al conflitto, ha aperto una nuova fase storica, in cui ogni Paese potrebbe vedere le proprie infrastrutture strategiche, il proprio sistema economico e le stesse amministrazioni pubbliche, sia centrali, sia locali, divenire obiettivi di estesi e potenti attacchi informatici. In una società sempre più interconnessa, un cyber attacco ben assestato potrebbe mettere in ginocchio una città di medie dimensioni nel giro di poche ore.

La parola d’ordine quindi è: difesa ad oltranza, cercando di ottenere risultati in un sistema in cui i progressi tecnologici non favoriscono solo chi si difende. Per questo, in una realtà digitale complessa e in continuo movimento, i decisori politici e il mondo dell’industria, le università e il settore della ricerca, fino alla società civile, dovranno essere in grado di anticipare e superare le sfide poste alla sicurezza nazionale da parte di gruppi criminali, coinvolti in attacchi sempre più numerosi, sofisticati e performanti, in grado di causare danni rilevanti a partire dal semplice cittadino, sino alle più alte Istituzioni.

Quali possono essere le soluzioni? L’Università di Berkeley in California, con l’iniziativa Cybersecurity Futures 2030 del Center for Long-Term Cybersecurity (CLTC) ha cercato di individuare le soluzioni più avanzate per far fronte a questi problemi e lo ha fatto analizzando sette temi, considerati come decisivi per il futuro della sicurezza informatica da qui a qualche anno, ma che necessitano di essere messi a punto sin da subito. Li elenco qui di seguito come proposti:

1 Sicurezza informatica

Entro la fine del decennio vedremo forse scomparire l’utilizzo di password, proporremo piani scolastici per sensibilizzare i più giovani all’argomento, un più largo utilizzo di criptovalute e tecnologie blockchain, frutto di una maggiore alfabetizzazione informatica.

2 Infondere fiducia

Gli utilizzi sempre più diffusi di intelligenza artificiale, machine learning e software tecnologies renderanno difficile agli utenti distinguere se si ha a che fare con altri esseri umani o delle macchine. Questo potrebbe generare una crisi di fiducia nei confronti delle piattaforme, delle loro tecnologie e delle organizzazioni che le propongono. Un pericolo che va scongiurato, perché per affrontare le sfide che ci attendono serve cooperazione tra utenti finali e aziende della sicurezza, non diffidenza.

3 IA e apprendimento automatico

C’è molto ottimismo nei confronti dell’intelligenza artificiale (IA) e del machine learning, ma anche tanta diffidenza. Queste tecnologie troveranno un sempre maggiore impiego in diversi settori chiave della nostra economica. Poiché però l’evoluzione non sarà solo a carico dei “buoni” ma anche degli hacker, in che modo è possibile assicurare tutti i vantaggi tecnologici ai difensori e non agli attaccanti?

4 Chi speculerebbe su internet disfunzionale?

La tendenza verso la frammentazione della rete e la deriva verso una sovranità che non favorisce la maggiore sicurezza informatica delle organizzazioni, si scontra con la necessità di avere una rete organica, per permettere maggiori controlli nei singoli Paesi.

5 La tutela della privacy

In un contesto del genere è inevitabile che a venir meno sia proprio la protezione dei dati personali e delle informazioni più sensibili.

6 Metaverso: croce e delizia

Non c’è ancora una codificazione univoca del metaverso, ma tra gli utenti di rete già c’è già chi crede che questa tecnologia troverà molti modi di svilupparsi e chi invece la ritiene già un esperimento fallito. Lo sapremo tra qualche anno, chi ha ragione.

7 Giganti dell’IT e geopolitica

Entro il 2030 le principali multinazionali avranno un loro posto al Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite. È una visione provocatoria ma non improbabile. I cittadini percepiscono le grandi aziende e i Governi come troppo invasivi nella sfera delle libertà personali, considerandoli un pericolo per l’autonomia intellettuale.

Posso concludere la mia chiacchierata affermando che sarà sempre più importante monitorare e valutare come le tecnologie si evolveranno, parallelamente ai contesti sociali, economici e politici in cui agiranno, per permettere ai Governi di prendere decisioni su come respingere i cyber attacchi del futuro e permettere ai cittadini di vivere sereni.

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